Quali sono le varianti del Covid più conosciute per la loro capacità di diffusione e quali sono le caratteristiche principali.
L’Europa guarda con attenzione alla diffusione delle varianti del Covid, e quelle note al momento sono quella brasiliana, quella britannica e quella sudafricana. Ma quali sono le differenze tra queste evoluzioni del nuovo coronavirus?
Cosa sono le mutazioni e cos’è una variante
Nella sua moltiplicazione, il virus, per errori di copiatura di sé stesso, muta, cambia, diremmo in gergo. Più mutazioni, quindi parliamo di un fenomeno che avviene nel corso del tempo, possono portare ad una variazione delle caratteristiche originarie del virus.
Le varianti del Covid ‘sotto osservazione’ per rapidità di diffusione
Partiamo dalle basi. Sono migliaia le varianti del Covid che sono state registrate e individuate. Tra queste tre sono quelle considerate particolarmente allarmanti per diffusione, rapidità di trasmissione e mortalità. Come anticipato, si tratta della variante britannica, di quella brasiliana e di quella sudafricana.
La variante inglese
La variante inglese del Covid (B.1.1.7) nasce nella zona meridionale dell’Inghilterra. Dove si è diffuso è diventato dominante scavalcando la forma tradizionale del Covid. La sua struttura presenta più di venti alterazioni rispetto a quella originaria. A mettere inizialmente in dubbio l’efficacia del vaccino è che molte alterazioni interessano la proteina spike. La variante britannica sarebbe più contagiosa ma la carica virale non sarebbe differente rispetto alla versione tradizionale.
La variante sudafricana
Nome tecnico ‘501.V2’, la variante sudafricana si è rapidamente diffusa proprio in Sudafrica e lì dove si è diffusa è presto diventata dominante. Dalle evidenze scientifiche a disposizione sembra che le caratteristiche siano molto simili a quelle della variante britannica: siamo di fronte ad una variante che si diffonde molto rapidamente ma non è più pericolosa della versione tradizionale del Covid.
La variante brasiliana
La variante brasiliana potrebbe essere quella più insidiosa delle tre. La B.1.1.28 sembrerebbe in grado di reinfettare soggetti che si sono già ammalati ma con ceppi più vecchi. E questo, se confermato dalle evidenze scientifiche, rappresenterebbe un problema rilevante per quanto riguarda l’immunità. Anche in questo caso, nonostante le preoccupazioni, non si sono prove del fatto che si tratti di una variante più dannosa rispetto al Covid-19 che abbiamo affrontato in un primo momento.
I sintomi delle varianti del Covid
Per quanto riguarda i sintomi non si registrano differenze di rilievo rispetto a quelli che caratterizzano il classico Covid-19.
I vaccini sono efficaci contro le varianti?
Uno dei temi cruciali è ovviamente quello dei vaccini. I vaccini approvati o in fase di approvazione – quindi Pfizer, Moderna e AstraZeneca – sarebbero efficaci anche contro queste tre varianti del nuovo coronavirus.